Quel che più mi turba non è ciò che si è scritto su di noi calabresi… le opinioni sono libere, e ognuno racconta quel che crede; mi preoccupa invece che vi possa essere una radice comune nella strategia politico-finanziaria di un nuovo potere. Questa volta le stimmate politiche sono tutte nostrane, mediterranee per l’appunto!
Chaouqui è un cognome marocchino (non calabrese) ultimamente coniugato ai tragici avvenimenti coriglianesi: la morte di Fabiana Luzzi.
Francesca Chaouqui dice di essere di S. Sosti (CS) ma nessuno di quel paese si ricorda di Lei.
La giornalista racconta sul Corriere della Sera.it di donne calabresi maltrattate. Questo atteggiamento, dice, dei calabresi è ancora oggi dettato da una condizione patriarcale.
Certo un’analisi del genere potrebbe anche starci se solo si fosse considerata la Calabria di 30 anni fa. Ma Corigliano non è la Calabria, tantomeno di 30 anni fa, e Francesca confonde , volutamente, la politica sociale con la cultura e la tradizione dei luoghi. L’antropologia culturale con la stessa condizione religiosa tutt’ora presente. Il cristianesimo e l’islam hanno da sempre esercitato pressioni politico-sociali relegando la donna quale essere subalterno all’uomo, a Dio o al Profeta. Culturalmente, quindi, sappiamo bene in quale ambito muoviamo i nostri pensieri. Credo che queste cose una donna colta come Francesca le conosca bene, così come sa, che la religione non è mai disgiunta dal potere politico e sa dell’offerta di politiche sociali scadenti che questa Italia propone nell’ambito delle politiche giovanili. Per questo mi coglie impreparato la lettura di una emancipazione femminile a dispetto di chi, si presuppone, abbia origini marocchine, o comunque italo-marocchine, e non può che sorprendere chi, come me , pensava a questi fratelli e sorelle del mediterraneo come vittime del sistema monarchico e patriarcale di re Mohammed VI! Non è così! O almeno i Chaouqui o Chaouki non sono figli di quella cultura misogina, o almeno non lo sono in parte, perché si scopre che la famosa Choaqui è un’affermata giornalista italiana mentre Khalid Chaouki è “ il leader dei Nuovi italiani del Partito Democratico, […] da qualche giorno, dietro iniziativa della presidente della Camera Boldrini, è il presidente della commissione cultura dell’assemblea parlamentare dell’ Unione del Mediterraneo, l’assemblea che unisce i parlamenti della sponda sud e della sponda nord del Mediterraneo.” (vedi link)
Dopo aver letto la bella intervista del neo deputato Pd che twitta amabilmente con la vivace Francesca Choaqui, anche disquisendo del cognome affine, mi verrebbe da chiedere a che punto sia, quindi, l’emancipazione delle donne, non solo in Calabria, ma anche in Marocco!? Se ad esempio questa cultura del mediterraneo nord africana sia tanto aperta da offrire un piano di discussione sereno. Se ad esempio i diritti dell’uomo e soprattutto della donna siano tenuti in debita considerazione.
Me lo chiedo da calabrese, poiché, come abbiamo finora fatto, se vi sarà da accogliere noi accoglieremo e se avremo da apprendere impareremo…ma prima, però, conosciamo bene chi siamo e quale condizione politica e culturale stiamo affrontando!
Ebbene con buona pace di tutti ecco i risultati:
http://www.eastjournal.net/nordafrica-donne-e-diritti-il-marocco-prende-coscienza/27354
A prescindere da quel che è la sostanza dei rapporti politico- commerciali dell’area mediterranea Marocco-Italia, di cui disconosciamo ogni riferimento, mi chiedo: ma davvero si vuole avanzare nel Mediterraneo, così come dice Khalid Chaouki? Non è che si stia accelerando l’aspetto commerciale e globalizzante a discapito di un piano culturale e strumentalizzando un processo con al centro i diritti della donna ? In Calabria sappiamo bene che questi processi culturali presuppongono tempi lunghi.
Un’alfabetizzazione di massa, come in Marocco, presuppone un processo trentennale almeno, per avere dei riscontri di tipo sociale. Chissà se la bella e colta d.ssa Choaqui ne è stata informata!? Io credo di si! Non svendiamoci, quindi, per il marketing di un consumo di massa, la donna non è un oggetto e nemmeno uno strumento politico finanziario!