Gentile Direttore,
sono una ragazza di 22 anni, originaria di Corigliano Calabro e studentessa universitaria a Bologna. Le scrivo per esprimere la mia disapprovazione in merito all’articolo pubblicato sul Corriere Della Sera da Francesca Chaouqui; in quanto donna,in quanto figlia di cittadini coriglianesi e soprattutto in quanto cittadina di Corigliano Calabro non riesco a tacere su quanto letto all’interno dell’articolo.
In seguito alle ultime vicende di cronaca riguardanti il caso di omicidio della sedicenne Luzzi Fabiana, Corigliano è divenuto preda di sciacallaggio mediatico, poichè nei servizi giornalistici che ho avuto modo di vedere è uscito fuori il peggio di una cittadina che, invece, ha anche tanto da offrire; ho, purtroppo, avuto la spiacevole occasione di sentir parlare di vendetta nei confronti del minorenne accusato dell’omicidio, così come ho avuto modo di ascoltare simili parole: “a Corigliano giriamo tutti con un coltello in tasca”. Anzitutto, dobbiamo ricordare che esiste uno strumento giudiziario denominato processo, finalizzato proprio a far giustizia per quanto riguardi simili casi; la violenza e la vendetta personale sono solo i mezzi di cui si nutre l’ignoranza; ricordiamo che “occhio per occhio rende il mondo cieco”. Fortunatamente coloro che si sono espressi in questi termini rappresentano solo una piccola fetta della popolazione; ho ragione di credere che almeno il 70% della popolazione coriglianese non giri armata e soprattutto non voglia farsi giustizia da sola.
Casi di femminicidio avvengono ogni giorno in qualunque angolo del mondo; e nello specifico questo rappresenta un caso isolato dalla realtà coriglianese, poichè il femminicidio non ha età, non ha residenza in un luogo piuttosto che in un altro.
In realtà non mi sento offesa dall’articolo riportato sul Corriere Della Sera, ma sono profondamente amareggiata per l’immagine errata e distorta che è stata attribuita a Corigliano: non esiste solo un bar, non ci sono solo anziani, le donne non vivono oppresse e soprattutto i genitori sono persone amorevoli e comprensive.
Sicuramente esistono i maschilisti, i violenti, gli oppressori, ma sono OVUNQUE; e vivendo da tre anni a Bologna posso testimoniare di aver conosciuto persone, originarie di paesi e città del Nord Italia, con una chiusura mentale analoga a quella di alcuni coriglianesi. Ma non dimentichiamo che si tratta, in ogni caso, di una piccola percentuale di cittadini.
Forse sarà proprio l’autrice dell’articolo ad essere cresciuta in un ambiente come quello descritto; ma non i cittadini coriglianesi. Quella che descrive è una realtà che non esiste più da moltissimo tempo, e se proprio ne fossero rimaste le briciole, si tratterebbe comunque di casi isolati. Quella descittà è una realtà di forte degrado sociale, culturale, ambientale: Corigliano non è tutto questo!! La Signora Chaouqui ha omesso la parte più importante e più bella che riguarda questa cittadina: ha dimenticato di menzionare tutti coloro che hanno avuto il coraggio di restare e di lottare di fronte ad un sistema mafioso, ha dimenticato di menzionare i non corrotti, i lavoratori, gli studenti, gli anziani per bene che siedono nei TANTI bar,i vicini di casa che sanno ancora darsi una mano, il bellissimo paesaggio ed i frutti (tanto invidiati) che abbiamo da offrire. Evidenziare soltanto l’aspetto peggiore e minoritario di qualunque luogo del mondo non solo è sbagliato, ma anche antidemocratico.
Come ultima cosa, vorrei esprimere la mia solidarietà alla famiglia della ragazza vittima del brutale omicidio e vorrei ricordare che vivere fisicamente lontani dal proprio paese d’origine non equivale a disprezzare quest’ultimo.
Luisa Aquilino.