Risposta alla lettera pubblicata dal Corriere della sera
…Essere devoti a San Francesco di Paola e chieder la grazia di avere i figli maschi per portare avanti l’eredità di una famiglia all’insegna del maschilismo e della prepotenza maschile…
…Se nasci femmina la tua stessa venuta al mondo disattende la volontà di chi dovrebbe amarti incondizionatamente…
…Arrivare nelle grandi città dove le mamme e i figli si baciano, si raccontano tutto…
…“Citta ca su fimmina, non su cosi pi tia”, fai silenzio, sei donna e non sono cose per te…
…Andiamo via, sono le nostre madri a volerlo, i nostri padri a lavorare per poterci permetterlo di fare…
L’indignazione e l’amarezza è tanta quando queste frasi vengono commentate in un servizio di “Uno Mattina”. Frasi estrapolate dalla lettera, pubblicata sul Corriere della Sera, scritta da una ragazza 30enne F.C. “scappata” dal paese e che racconta una realtà che ormai non appartiene più al nostro Paese e che io ragazza 24enne non ho mai vissuto e percepito.
Cose assurde si raccontano su Corigliano e sulla Calabria.
Che noi Coriglianesi siamo una popolazione per niente compatta e sempre pronti a gettare fango sul posto un cui viviamo, è cosa nota.
Posso dare testimonianza che quanto raccontato è un artefatto della realtà coriglianese che viviamo, non a caso la mia è una famiglia al femminile con un unico componente maschile, mio padre, che sottolineo non è un padre padrone e non impone la sua figura maschile o meglio ancora la sua virilità.
Il mio non è un caso unico e isolato ma in tutte o quasi tutte le famiglie coriglianesi si vive lo stesso clima di tranquillità e serenità e non pensiamo che atteggiamenti violenti siano connaturati agli uomini per retaggio culturale e sovrastruttura sociale.
Episodi terribili, come quello verificatosi lo scorso week-end, accadono quotidianamente in altre città che non necessariamente sono del Sud e ogni volta che se ne parla non viene mai fatto nessun riferimento alla popolazione del posto e, invece, quando succede qui da noi siamo noi stessi che facciamo passare un messaggio estremamente negativo e poniamo su un vassoio d’argento il pretesto per poter continuare a parlare male di NOI Coriglianesi in particolare e di NOI Calabresi in generale.
Questo è il mio pensiero e la mia personale esperienza. Se è vero che in alcune famiglie esiste ancora una repressione femminile così marcata in cui si cresce vedendo padri e nonni dare qualche sganassone alle compagne, vedendo loro reagire senza reagire… , fatevi avanti, ribelliamoci e qualcosa nel piccolo riusciremo ad ottenere. Non usate le frustrazioni personali per “sparare a zero” su un Paese che in questo momento ha solo bisogno di svegliarsi e di crescere.
Facciamo capire che non viviamo una realtà diversa dal resto dell’Italia, non siamo“parassiti”(passatemi il termine con un’accezione biologica) ma simbionti, non siamo passivi ma attivi.
Luana