Il baratto delle liste col PDL, il mezzo flop del suo primo comizio e tante altre situazioni ne danno conferma
Già da qualche settimana è iniziata la campagna elettorale vera e propria, quella in cui entrano in campo, oltre ai candidati a sindaco anche i candidati a consiglieri comunali. In realtà sono proprio quest’ultimi a entrare nelle case della gente con il cosiddetto porta a porta, e fare il giro dei vari quartieri, o frazioni, o contrade del paese per chiedere il voto per sé e per il proprio candidato a sindaco. Almeno dalle nostre parti è così: la campagna elettorale la si fa “elemosinando” il voto al parente, all’amico, al conoscente, a colui verso il quale è stato fatto un “favore”.
Tuttavia il candidato a sindaco che ha più liste al proprio sostegno è l’On. Giuseppe Geraci. E’ questa una delle ragioni del perché molti “opinionisti”, almeno fino a qualche giorno fa, lo davano per favorito; oltre che Geraci avendo fatto più volte il sindaco, essendo stato già Parlamentare della Repubblica, lo rende alla popolazione come il più conosciuto tra gli altri aspiranti a tale “ruolo”.
Ma a guardare bene la “scena elettorale”, con i vari assestamenti, le alleanze, i movimenti, le strategie, il loro “parlare” e il loro “muoversi” al cospetto della Città, ci si accorge subito che ciò che all’inizio sembrava essere, apparire come la “scelta” più “affabile”, a distanza di tempo, e più passano le ore e più questa tesi prende vigore tra la “cittadinanza”, le cose mutano, cambiano, quella stessa “scelta” che prima era orientata verso uno schieramento piuttosto che un altro, ora, si è ritirata in sè, tornando indietro, per riflettere meglio e attribuire il proprio voto a qualche altro candidato rispetto a prima.
E così che è iniziata la parabola discendente dell’On. Geraci. Una parabola discendente che i cittadini nei bar, sui marciapiedi, nei luoghi “comuni”, mormorano, vociferano, affermano sempre con più insistenza. Ma questa parabola discendente da cosa è data, dove ha radice, dove trova effettiva ragione?
La “diffidenza” dei cittadini verso lo “schieramento” di Geraci ha luogo nelle “liste” a suo sostegno, dove tra i candidati è possibile scorgere “nomi” afferenti la ex maggioranza uscente a guida Straface (tra queste c’è perfino l’ex addetto dell’Ufficio Stampa di quell’Amministrazione, ovviamente, anche qui, si fa riferimento non alla persona ma al “ruolo” da questi ricoperto in quell’”esperienza” politica). In quelle liste troviamo difatti consiglieri comunali uscenti di maggioranza; dirigenti, ex amministratori, militanti che fino a ieri facevano parte del Partito della Libertà. Cosa, questa, che evidenzia il fatto che Geraci ha stretto sì, per davvero, un patto politico con il PDL e con l’On. Giovanni Dima (che fino a ieri era la massima espressione di quello stesso Partito).
In altre parole, Geraci ha barattato la propria candidatura con le cinque liste messegli a disposizione dall’On. Dima. E’ proprio qui, in questo luogo, che s’insedia il tarlo del “male”, di quella parabola discendente del candidato Geraci. E non basterà salire sui palchi e fare del “vittimismo”, fare il buonista, o ancora peggio negare tutto ciò come ha già fatto l’altra sera allo Scalo.
Questa tesi poi assume contorni e forma ancora più concreta se si pensa che i vertici provinciali, regionali e nazionali del PDL si sono “scagliati” contro Dima per aver “tramato” l’accordo con Geraci alla chetichella, quasi cercando di nascondere il tutto ai cittadini. Ed è per questo il motivo per cui il PDL cittadino è stato commissariato dai vertici. Infatti il Pdl ha un proprio candidato e una propria lista, ragion per cui difficilmente in queste Elezioni vedremo salire l’On. Giovanni Dima sui palchi del PDL.
Oltre a questo evidente baratto compiuto dall’On. Giuseppe Geraci, che è il principale motivo della sua parabola discendente, poi ce ne sono degli altri ancora. Ad esempio quello di ripresentarsi per la terza volta consecutiva alle Elezioni, la quinta se si considerano – come ricordava su questo Blog – i due mandati prima che ricoprisse l’incarico di Parlamentare. E dunque anche questo suo continuo ripresentarsi a sindaco, nonostante le sconfitte precedenti, danno l’idea di un suo effettivo attaccamento alla Poltrona e ai “benefici” che da essa ne derivano.
E poi, ancora, c’è il fatto che il Candidato Geraci, in termini di programma non dice nulla. Tiene sempre i soliti comizi ridondanti di vittimismo e di passato. L’unica cosa che ha detto, a riguardo del suo programma, è quella di “chiudere” il Mercato Ittico. Ma questa proposta, fatta proprio da lui, che quell’opera l’ha voluta e costruita quanto ha fatto il Sindaco, è davvero paradossale, sa di beffa. E poi è troppo facile chiudere o abbattere l’esistente. Occorre pensare e fornire idee e soluzioni, ossia fare proposte concrete per migliorare le cose che ci sono, che si ritengono non essere funzionali al beneficio della Comunità, e per offrire nuove prospettive di sviluppo e di vivibilità della Città.
E poi, a rafforzare ancora questa sua parabola discendente, c’è l’atteggiamento politico che Geraci ha avuto negli ultimi anni. Ondivago, altalenante, incoerente. Ora di qua ora di là, prima dice una cosa e poi ne fa un’altra. E quando dice “non ho fatto nessun accordo con Dima” mente sapendo di mentire.
Mente allo stesso modo di come ha mentito nel 2009, quanto disse nei suoi comizi, “urlandolo” alle piazze, mai più con certa gente; e ora invece ci ha stretto nuovamente accordi. Come ha mentito poi, sempre nel 2009, quando disse ai sette venti che se non arriverò al ballottaggio non ci alleeremo con nessuno. Oggi tutti sappiamo e vediamo come stanno veramente le cose, quelle di ieri e quelle di oggi.
Tutte queste cose, nel loro insieme, hanno fatto sì che la gente ritornasse indietro in quella “scelta” apparente e iniziale, che nel loro animo sembrava essere la più scontata, e questo a discapito della voluttà di potere di Geraci e di quelli che sono saliti sul suo “carro” fiutandolo come quello del vincitore. Ma i cittadini sono abbastanza maturi per non lasciarsi “infinocchiare” un’altra volta e sempre dalla stessa gente.
Ecco allora che è arrivato il momento di voltare pagina, di far voltare pagina a questa Città: di restituirla alla normalità. Anche perché un politico che si ripresenta come candidato a tutte le elezioni, nonostante le sonore sconfitte, non è un paese “normale”. E non è un paese normale neanche quello in cui, coloro, i quali hanno responsabilità politiche oggettive, per di più di una gravità inaudita vista l’onta che è scesa sulla Città, si ripresentano nuovamente al cospetto degli elettori come candidati al consiglio comunale. In un paese normale nessuno gliene avrebbe dato la possibilità, a patto che questi non avessero riconosciuto le proprie responsabilità, assumendosi l’onere della colpa di essere stati lì, a garantire il vivacchiare di quella sciagurata Amministrazione poi disciolta dalla Magistratura, fino all’ultimo momento.
E allora, com’è stato scritto su questo Blog, non bisogna votare chi va “elemosinare” il voto “casa per casa” in nome di una parentela, di un’amicizia, di un favore fatto, o in nome di una presunta superiorità che trova sostegno solo nelle belle parole, utilizzate bene, ad arte, dal solito marpione comiziante. Questo vale tanto per il Candidato al Consiglio comunale quanto per il Candidato a Sindaco.
Il popolo non può essere più preso in giro e beffato, questa Città non può essere più tradita da chi, nonostante il buonismo di facciata, i toni mielati e rigorosi di un parlare sostenuto, l’ha già tradito una volta ieri e l’ho ha fatto ancora una volta oggi, al momento della composizione delle liste.
E in tutto questo, in quanto detto, non c’è niente di astruso o che non abbia attinenza con la realtà. Basta guardare la storia, le cose, gli atti, nel caso specifico parlano le liste: basta ricordare quanto è accaduto “ieri” per vedere che tutto è vero. Allora dubitare di queste persone che cambiano volto, nome, cognome, ma in realtà sono sempre le stesse persone non basta; dubitare di chi nega l’evidenza delle cose che stanno nero su bianco, dubitare di coloro che già in passato sono venuti meno alla parola data tradendo la buona fede del Popolo non basta: queste persone, questi mendicanti della politica bisogna mandarli a casa!
Questi “parassiti” di sangue alla Città ne hanno tirato già tanto. Questi soliti volti noti di male alla città ne hanno fatto già tanto, ora vorrebbero passarci finanche con i piedi sopra. No, questo proprio no. Il loro tempo limite è finito. Qui, in questo nervo, ha origine la parabola discendente di Geraci. Parabola che si tramuterà in sconfitta definitiva al turno di ballottaggio.
Felicità e buon voto a tutti