Il partito della Rifondazione Comunista di Corigliano, che alle consultazioni amministrative del 26 e 27 maggio p.v. è in campo con un proprio candidato a Sindaco, l’arch. Mario Gallina, aderisce convinto alla festa dei lavoratori che ormai da più di un secolo viene individuata nel I° Maggio. Questa festa, nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione di vita.
“Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”, questo fu lo slogan coniato in Australia nel 1855, e condiviso da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza. Nel nostro Paese il fascismo decise la soppressione del I°Maggio, che durante il ventennio fu fatto coincidere con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma. Mentre la festa del lavoro assume una connotazione quanto mai “sovversiva”, divenendo occasione per esprimere in forme diverse (dal garofano rosso all’occhiello, alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alla riunione in osteria) l’opposizione al regime. Il I° Maggio tornò a celebrarsi nel 1945, sei giorni dopo la liberazione dell’Italia. La storia del primo Maggio rappresenta, oggi, il segno delle trasformazioni che hanno caratterizzato i flussi politici e sociali all’interno del movimento operaio, dalla fine del secolo scorso in poi. Non molto tempo fa c’è stato il tentativo di voler cancellare le feste civili (25 aprile, 1 maggio e 2 giugno), un tentativo, cioè, di cancellare anche la storia del nostro paese, che è fondato sul lavoro e la democrazia. Non più cittadini, quindi, ma consumatori, possibilmente ignoranti perché meglio manipolabili. Ieri, ascoltando il discorso di Letta, fresco di nomina alla Presidenza del Consiglio di un governo di “largo inciucio”, oserei dire, piuttosto che di larghe intese, mi è sembrato di capire che fosse in piena continuità con il suo predecessore Monti. Anch’egli un fedele esecutore delle direttive europee sull’austerità, quelle direttive che stanno pesantemente aggravando la crisi. Letta ha detto in tutta chiarezza che la stella polare è l’impegno a ridurre il debito e la pressione fiscale, cosa che porta con se con ogni evidenza ulteriori privatizzazioni e ulteriori tagli del welfare. Parallelamente non si è sentita una parola contro il Fiscal Compact o sulla redistribuzione del reddito. La continuità con Monti su questo è totale. Gli impegni con l’Europa sul terreno dell’austerità sono invece stati ribaditi in forma perentoria, priva di ambiguità. Non solo: l’austerità è diventata la cornice al cui interno sono stati collocati anche gli accenni allo sviluppo, accenni che non hanno riscontri in impegni precisi. Così come non è stato fatto alcun accenno a dove recuperare la decina di miliardi necessari per realizzare le promesse contenute nel discorso (soluzione del problema degli esodati, rifinanziamento Cig in deroga, abolizione IMU su prima casa, non aumento dell’IVA). Un discorso quindi totalmente interno allo schema neoliberista di Monti in cui la differenza di accenti segna il passaggio da un governo tecnico a uno politico, non una differenza di contenuti. Il governo Letta aggrava la crisi, ne scarica gli effetti sui soggetti più deboli e corrompe la democrazia. Questo governo, appoggiato da una grande coalizione che va dalla destra berlusconiana al PD, è il frutto dei diktat e delle fallimentari ricette di poteri economici e finanziari, come la Bce, la Commissione Europea, l’Fmi, che scavalcano la volontà dei popoli e le istituzioni rappresentative. Da questo punto di vista la vera notizia del discorso di ieri è il patto di legislatura tra le forze politiche che compongono il governo, un patto costituente che cerca di espungere l’alternativa economica e sociale dall’ambito della politica italiana. Il programma esposto da Letta non è quello di un governo a termine. Vi è un ambizioso progetto di stabilizzazione moderata che riguarda le istituzioni, l’economia e la politica. Se il governo Monti è stato un governo Costituente, quello Letta prosegue quella strada facendo della collaborazione politica tra PD e PDL un fatto strutturale per la restaurazione della Seconda Repubblica. Letta prende atto del crollo della seconda repubblica e invece che aprire ad una modifica di politiche economiche e sociali si pone l’obiettivo di cambiare la forma per mantenere la sostanza. Se la Seconda repubblica è crollata sotto le sguaiate ruberie di molti, la promessa della moralità è la strada scelta da Letta per poter proseguire in termini più efficaci le politiche neoliberiste. L’obiettivo di Letta è la costruzione di un più efficace governo del capitale che fa dell’unità nazionale la forza legittimante. Quella di Letta è quindi a tutti gli effetti una operazione reazionaria, restauratrice, che fa i conti con la crisi del sistema per cercare di ricostruire in modo più efficace un blocco politico e sociale moderato. Che questa operazione venga guidata da uomini espressione del PD (da Napolitano e Letta) la dice lunga su cosa è concretamente quel partito. Il PD ha certo contraddizioni ma è organicamente protagonista dei processi di ristrutturazione capitalistica che avvengono nella crisi. Da questo punto di vista l’ambiguità del centro sinistra è definitivamente tramontata. O si sta dentro l’orizzonte tracciato da Letta o si lavora a costruire una sinistra in opposizione a questo quadro politico e istituzionale. Per questo noi proponiamo un processo di aggregazione di tutta la sinistra di opposizione che faccia i conti fino in fondo con il fatto che il centro sinistra semplicemente non esiste più. Non è oggi il tempo per i tatticismi, è tempo che tutte le forze che fanno opposizione da sinistra – tutte, parlamentari ed extraparlamentari – si uniscano per costruire un movimento di massa contro il governo Letta e le sue politiche. Per questo noi aderiamo con forza alla festa del I° maggio e ci adopereremo affinché la manifestazione indetta dalla Fiom per il 18 maggio prossimo abbia una piena riuscita e sia solo il primo appuntamento di una lunga serie. Inoltre si comunica che domani dalle ore 18.00 presso la sede del Partito su via Roma al Centro Storico di Corigliano, il candidato arch. Mario Gallina incontra i cittadini per esporre il programma. Buon I° Maggio a tutti i lavoratori e che sia ricordato come un giorno di lotta e non di spesa.
Antonio Gorgoglione (Segretario cittadino PRC-FDS)