Le scelte non si impongono. Per questo motivo, ho ritenuto opportuno ritirare la mia disponibilità a essere candidato a Sindaco della Città per la coalizione di Centrosinistra. Ho valutato che, al momento, non ci fossero le condizioni affinché il Centrosinistra fosse unito su una mia eventuale candidatura e, coraggiosamente, abbiamo fatto un passo indietro, non volendo imporre una scelta non gradita a taluni.
Ringrazio tutti i Compagni di SEL, ma anche i Compagni Socialisti, e i tanti che in queste settimane ci hanno incoraggiato e sostenuto, per aver creduto fino in fondo nella necessità di rinnovamento e di discontinuità, di cui la politica coriglianese ha forte bisogno. Li ringrazio di cuore, per aver pensato che la mia candidatura potesse essere utile a rilanciare la vera politica, quella che mette al centro il Cittadino, la politica che parla con la Gente e che non vuole chiudersi nelle stanze degli apparati.
Sicuramente, questa esperienza ha aperto una luce nuova su un diverso modo di guardare alla Città e ai suoi bisogni: siamo partiti dall’analisi delle gravi difficoltà, economiche, sociali, morali, che ci affliggono; ma abbiamo cambiato il modo di guardare alle cose: abbiamo cercato di sollecitare entusiasmi e partecipazione diretta, perché ognuno di noi può e deve essere artefice di un futuro migliore. In fondo, il compito di noi tutti deve essere quello di mettere in moto le energie, toglierci di dosso i fatalismi, valorizzare le capacità di ognuno, alleviare le difficoltà. Per farlo, c’è bisogno di tutti. Non tutti c’erano. Ecco perché abbiamo rinunciato. Mi auguro che Giovanni Torchiaro riesca nel difficile compito di unificare l’intero Centrosinistra, così come la mia persona non è riuscita a fare. Non, almeno, negli apparati di taluni Partiti.
Certo, a Corigliano vanno proseguite quelle battaglie, in verità combattute più dal mondo associativo che non dalla politica, per riportare trasparenza e legalità nella gestione della cosa pubblica.
In tanti, in verità, sono oggi pronti a fare ricorso alla parola “Giovani”. In tanti lo fanno, puntualmente, in ogni occasione elettorale. Mi limito a constatare questo: i Giovani non sono un’entità a sé, o un corpo estraneo. In fondo, sono gli altri “noi”, ma con qualche anno in meno. E Giovani sono anche i tanti che, a prescindere dall’età anagrafica, si sono entusiasmati incontrando una proposta politica che li ha avvolti e coinvolti. Perché questo è il “piccolo” miracolo che appartiene a noi, a SEL, a tanti Compagni Socialisti, ai tanti volenterosi del Centro Storico, di Schiavonea, dello Scalo, di Cantinella, che attraverso forme aggregate di Partiti o di Movimenti, hanno voluto aprirsi per confrontarsi. In fondo, basta questo per riportare la nostra Città a pareggio con i tanti crediti vantati nei confronti della “politica”.
La politica, in definitiva, per essere “buona” deve essere inclusiva, deve saper discutere; deve sempre proporre, mai imporre; deve saper scegliere nell’interesse generale, non decidere a prescindere.
Inclusione, per allargare le insufficienti forze del Centrosinistra, ma anche per aprirsi alla Società civile e alle sue forme democratiche di organizzazione: è stata l’unica vera condizione da me posta.
Inclusione, per quel che mi riguarda, significa incontro di tutte le forze che hanno combattuto, o dichiarano di voler combattere, la mafiosità, la criminalità, lo sfruttamento, il malessere sociale; ma significa anche escludere chi, scientemente o meno, colpevolmente o omissivamente, ha determinato la patente di mafiosità per il nostro Comune, o ha condizionato lo sviluppo del Territorio, condannandolo alle storture dell’abusivismo o alla violenza delle truffe ai danni dei veri Lavoratori: una inclusione eclettica, dove il tanto di buono che ci appartiene, sappia fare da scudo contro il fatalismo, che negli ultimi anni ha aiutato il malaffare e la criminalità. Una inclusione dove gli Imprenditori sappiano fare il loro mestiere, vivendo d’Impresa e rispettando tutti i Diritti dei Lavoratori; dove il Cittadino possa vedere riconosciuti i propri diritti di cittadinanza, e non i suoi ossequi di sudditanza; dove il rispetto delle regole sia unica regola comportamentale, e non eccezione.
Questa esperienza ha messo alla prova anche la lealtà, e la coerenza, di tanti Compagni e Amici, vecchi e nuovi. Un percorso che ha arricchito il mio bagaglio personale, facendomi conoscere Persone esemplari – tutti i Compagni di SEL, in particolare – ai quali rivolgo l’ invito a non abbassare mai la testa, né lo sguardo, di fronte ai soprusi, e a proseguire diritti per il cammino da loro intrapreso, carico di tanto entusiasmo e sostenuto da forti intelligenze.
Ai tanti veri Amici, che senza doppi fini hanno creduto in questa battaglia di civiltà, vanno i miei più sentiti apprezzamenti e ringraziamenti.
Vincenzo Casciaro