Opening sabato 30 marzo 2013 ore 18.00
Il segno di Alfonso Caravetta è accogliente, non respinge ma attira il fruitore aiutandolo a calarsi nell’opera rappresentata, accompagnandolo sia nelle sequenze di un presagio sia nei momenti ritmici di una quotidianità femminile, quando nella sua solitudine ogni attimo diventa poesia.
È un segno che contagia protezione, come nella raffigurazione dell’ombrello. Un ombrello utero, un ombrello abbraccio, un riparo sempre generoso nelle mani di Caravetta, così essenziale e immediato nella sua realizzazione ma anche così sofisticato e delicato nella sua lettura.
Il segno deve ricondurre all’essenziale ma per giungere alla sintesi necessita di un lungo viaggio. È stato così per immensi artisti quali Fontana, Manzoni, Castellani, giusto per citarne alcuni, Artisti che hanno occupato magistralmente spazio, superficie, materia.
Il gesto come sintesi dell’opera e dell’artista.
Il carpedìem di Caravetta non ingabbia, si muove e fa muovere, cammina per poi correre leggerissimo.
Lo si intuisce nelle migrazioni solitarie e nello spiccare il volo dei suoi canarini verso una libertà ossigenante lontana dall’ordine della vita nelle sue consuetudini.
Interessante e singolare il gesto artistico di Caravetta così nitido e autonomo. A volte veloce, a volte lento e morbido, comunque sempre volto alla finalità dell’essenziale; così con pochissimi movimenti raggiunge lo scopo e la simbolica del segno illumina il fruitore e lo accompagna per mano.
Interventi critici di
Mario Curia
Adele Falbo
Gabriella Montera
Alfonso Brenna{fcomments}{jcomments off}