Il termine “sepolcro” viene utilizzato ancor oggi nel linguaggio popolare soprattutto qui da noi per indicare quello che più propriamente andrebbe definito come “altare” o “cappella” della reposizione. L’altare della reposizione, è quello “spazio” della chiesa allestito al termine della “missa in cena Domini” del giovedì Santo destinato ad accogliere le specie eucaristiche consacrate e a conservarle fino al pomeriggio del venerdì Santo, quando, al termine della liturgia penitenziale, verranno distribuite ai fedeli per la comunione sacramentale.
Qui in città è una tradizione questa che si perde nella notte dei tempi e che, comunque, fa registrare ogni anno una grande partecipazione popolare. Nelle ore serali tantissima gente si reca in tutte le chiese della comunità per rendere visita al “sepolcro” e questo pellegrinaggio si conclude solo a notte fonda, in attesa poi della processione dei “vattienti” e dei “misteri” la sera. Tantissima gente qui in città non ha voluto eludere la tradizione, soprattutto nel centro storico cittadino è stato un brulicare di gente che ha voluto visitare gli altari di tutte le chiese appositamente preparati. Come è accaduto anche nella storica chiesetta di Ognissanti nel cuore del centro storico cittadino. Una chiesa questa che nella cultura religiosa e popolare coriglianese che ricopre un ruolo particolare, non solo per i suoi oltre 900 anni di vita, ma per la sua conformazione e altre importanti particolarità. E’ da oltre 25 anni che il rito della reposizione viene celebrato in questa chiesa, grazie al devoto impegno di Salvatore Pastore, il quale anche in questa circostanza ha addobbato significativamente l’altare di quella chiesa. La gente ha mostrato di gradire, ed infatti, la piccola chiesa è stata invasa dal popolo di fedeli fino a notte inoltrata.
Giacinto De Pasquale