L’isolamento della città rispetto ad altre comunità è oramai cronico, è nell’isolamento che vengono consegnate angosce, paure ed incomunicabilità alla politica chiamata oggi a rispondere delle proprie colpe. Ogni giorno la città si allontana dal mondo e dalle cose del mondo:
diffidenza ed inefficienza chiudono oramai l’orizzonte di vita alle migliaia di giovani che aspettano che qualcosa di nuovo venga proposto dalla politica, poi le tante famiglie ”a differenza di quelle che bivaccano alle spalle della politica” che a fatica, con sacrifici e privazioni riescono a malapena a sbarcare il lunario, chiedono alla politica di sotterrare l’ascia di guerra al loro interno a favore del bene comune. E’ il momento che le fazioni contrapposte, le faide, ed i boss della politica coriglianese cedano il passo al dialogo ed alla responsabilità, è ora che qualcuno faccia un passo indietro, non si consideri indispensabile ed onnipotente, la smetta una buona volta di pensare al proprio orticello a discapito della città, non sia da ostacolo al rinnovamento che da qualche parte, seppure con fatica, incomincia a mandare flebili segnali. La cosa più seria e sensata che la città deve fare è respingere energicamente qualsiasi tipo di intromissione esterna, sia che venga da consiglieri regionali o da qualsiasi altro big politico. Questa gratuita e non richiesta interferenza offende la città, poiché la ritiene incapace di scegliersi autonomamente un candidato a sindaco.
Corigliano, checché ne dicano i più è incapace di uscire da sola dall’isolamento imposto da politici dominati da esperienze radicalmente psicotiche, è vero anche che la città non può sfuggire al suo destino a meno che qualche scintilla di speranza non nasca dal basso e respinga tutto quello che sa di vecchio. Il modo patologico di fare politica, lo scarso impegno della politica coriglianese ad affrontare e risolvere i problemi richiama quei gruppi politici oramai ben individuabili a non mettersi di traverso al cambiamento, ad essere i garanti delle grida di aiuto che vengono dalla città e a non trascinare ancora di più la città nei deserti luoghi dell’isolamento sociale che provocano sfiducia nel cittadino in quanto soggetto individuale privato dei suoi più elementari diritti a favore di una ristretta casta politica, che simili a briganti selvaggi, spadroneggiano nei meandri dell’ente comunale oramai ridotto all’osso da qualsiasi punto di vista lo si guarda: strade, fogne, depurazione, finanze comunali al verde ed una pressione fiscale non più tollerabile. Per questo e per altri motivi, le prossime elezioni debbono avere come protagonista le migliori ed oneste menti della città, possibilmente svincolati dall’ingombrante intromissione dei partiti che ostacolano e condizionano qualsiasi ricetta a favore della città.
La triste verità è che la politica, le sue vecchie volpi, oramai si permettono il lusso di trattare il popolo alla stregua del Marchese del Grillo quando dice: IO SONO IO, VOI NON SIETE UN C****O. E’ ora che qualcuno si chieda: perché questo è possibile? Non è che tutti, chi più chi meno siamo complici consenzienti del loro degrado? Quando si chiederà loro il conto e fino a quando saremo disposti a tollerare le loro scorribande?
Per il movimento: Centro storico: Un progetto per non morire. Luzzi Giorgio.