Per i beni e le attività culturali la cooperazione tra Stato e Chiesa , rinnovata nell’ intesa del 26 Gennaio 2005, presenta diversi livelli di competenze. Per quel che concerne l’aspetto locale per la tutela e la salvaguardia dei beni culturali quali ad esempio luoghi di culto o architetture di tipo religioso gli interlocutori interessati sono i Soprintendenti e i Vescovi diocesani.
A questi eminenti rappresentanti istituzionali e religiosi , così come prescritto nei termini dell’intesa, il comitato Coriliani si rivolge rinnovando l’invito.
I fatti – Da più di un decennio alcuni manufatti architettonici di culto o d’interesse religioso che insistono sul territorio di Corigliano soffrono di una mal conservazione e tutela. Tra questi vi è la chiesa di S. Maria di Costantinopoli, elemento costitutivo e centrale del “Complesso delle Riforme”.
L’architettura risalente al XVI secolo si presenta in pessimo stato di conservazione e di completo abbandono. Di certo se non s’interverrà celermente l’architettura , a breve, collasserà . Peraltro l’assenza del sagrato della Chiesa pone l’ingresso della stessa direttamente sulla Piazzetta Valente, luogo di transito e di parcheggio . Anche per questo si rende ancor più urgente intervenire onde evitare che si producano danni irreversibili con il rischio di coinvolgere i tanti bambini e mamme residenti della zona che spesso sostano dinanzi la Chiesa.
Un intervento di messa in sicurezza e per limitare i danni, dunque, si rende necessario. Se, quindi, così come precisa la Diocesi di Rossano Cariati la CEI ha deliberato l’intervento con una somma ,si presuppone , di 250-300 mila euro (pari al 50% dell’intero cofinanziamento ) si potrà certo intervenire su un primo consolidamento strutturale e sul tetto . Come coriglianesi saremo ,quindi, lieti e certamente i primi a riconoscere i meriti a sua Eccellenza Santo Marcianò . Siamo certo consapevoli , da cittadini e cristiani, che tali interventi non sempre sono prioritari per lo Stato e la Chiesa ma la storia prima ancora della legge c’impone tale dovere al fine di preservare queste “testimonianze aventi valore di civiltà”.
È ,quindi, un dovere etico e morale salvaguardare tali architetture, luoghi di cristianità che costituiscono chiara matrice identitaria, ricchezza culturale e morale del nostro popolo oltre che eredità essenziale per le future generazioni. Siamo certi, quindi, come comitato civico Coriliani di aver ben chiarito la nostra posizione e non certo trattasi di contrapposizione ma di una fattiva collaborazione e attenzione per una salvaguardia dei luoghi dello spirito e della cultura. Tanto è dimostrato dai fatti per la presenza e l’attività costante sul territorio del comitato Coriliani . Di certo la nostra azione non va nella direzione di demolire o far collassare beni architettonici. Per quel che concerne poi le informazioni che la Diocesi ha cortesemente fornito al riguardo dei finanziamenti regionali mai acquisiti evidenziamo che nessuno, tantomeno noi , aveva inteso il contrario ma è manifesto che il chiarimento della Diocesi ,in tal senso, si dimostra puntuale e doveroso per dare quella trasparenza d’informazione e chiarimento sulla politica di chi ci amministra . Difatti, il documento da noi pubblicato non lo abbiamo certo inventato noi. Attendiamo fiduciosi a breve,quindi , la messa in sicurezza dell’edificio in questione.
Sicuri di un positivo riscontro si porgono distinti saluti.
Il comitato civico Coriliani