In questo momento sociale e politico è sempre più diffusa l’idea di dover prendere delle posizioni come indice delle proprie tendenze politiche, ma sempre più spesso i temi e le questioni nulla hanno a che fare con la politica, nell’accezione più forte del termine: il giusto è colui che fa la raccolta differenziata o colui che la boicotta perché non accetta più di essere preso in giro da gestioni comunali e commissariali deficitarie e non idonee.
Il giusto è colui che difende la battaglia del Sig. Lombisani sul diritto ad un tetto oppure quello che vorrebbe che tutti gli immobili costruiti abusivamente fossero abbattuti. Il giusto è colui che paga regolarmente i tributi o colui che non li paga perché non ha i giusti servizi connessi. Siamo ormai giunti a discutere solo di paradossi, in cui la giustizia si confonde facilmente con l’ingiustizia. Tutto ciò è dovuto sicuramente ad una mancanza di politica, non di politici e partiti ma di politica. I partiti ormai sono involucri vuoti, dove le ideologie vengono utilizzate e strumentalizzate per questioni puramente personalistiche. Ormai è convinzione comune che se si vuole migliorare la propria condizione necessariamente bisognerà farlo a discapito di qualcun altro, per una questione di bilanciamento ed equilibrio delle cose. In questo meccanismo contorto e distorto della realtà trova terreno fertile una tipologia di individuo che ha come obiettivo il soddisfacimento dei propri bisogni, che pensa che la politica sia e debba essere fatta per una difesa degli interessi propri e dei propri amici, e per forza di cose a discapito di altri che non avendo i mezzi e la forza di farsi sentire necessariamente devono soccombere per propri demeriti. Il significato di bene comune è stato completamente travisato, si fa perfino fatica a capire e far capire che se si fa qualcosa per la collettività lo si fa anche per se stesso. Che se si crea lavoro per tutti inevitabilmente tutti ne trarremo beneficio. Invece siamo ancora ancorati al lavoro ottenuto per raccomandazione, lavoro dato senza nessun tipo di credenziale professionale e sempre troppo spesso poi ci troviamo di fronte a persone incompetenti che invece di darci soluzioni ci creano altri problemi. Ma se si riuscisse a creare lavoro, ed assegnarlo a chi ne ha le capacità per farlo seriamente probabilmente tutti ne potremmo trarre vantaggio, solo da esempi positivi potranno nascere cose positive e nel lavoro realtà produttive. La colpa per tutto ciò non è solo dei partiti, ma di tutti noi che disinteressandoci completamente della res publica abbiamo delegato altri a farlo per noi, solo che probabilmente gli altri l’han fatta a modo proprio. Dovremmo anche noi tutti prenderci le nostre responsabilità, non possiamo più permetterci di delegare ancora ai soliti noti che probabilmente conosco solo questo modo di fare politica, abbiamo tutti il dovere morale e civile di interessarci personalmente di politica, dei problemi del nostro paese, di tutte le questioni cruciali che da anni ci portiamo dietro e che non siamo riusciti ancora a risolvere. Non dobbiamo fare i politici, ma dovremo almeno essere vigili e critici su tutto ciò che riguarda il bene comune. Se riusciremo a far sentire ai nostri delegati i nostri veri bisogni e problemi, probabilmente saranno costretti ad ascoltarci e forse riusciremo ad ottenere una vera rivoluzione civile.
Libero Pensatore