Gli ultimi risvolti della “politica” locale ci lasciano un’eredità socialmente e civilmente a dir poco pesante. Una città che continua ad assistere inerme alla sua lenta ma progressiva decadenza. Ambienti malsani contornati da una disgregazione sociale che coinvolge tutto il territorio; sanità e spazzatura al collasso; economia e produttività ferme ormai da anni, fanno da scenario ad una comunità che fino a qualche anno fa risultava tra le più floride su tutto il territorio calabrese.
Le cause di tutto ciò sono sicuramente da ricercare alle classi politiche che hanno fatto il brutto ed il cattivo tempo negli ultimi 50 anni. Sarebbe infatti troppo facile voler additare tutte le responsabilità all’ultima amministrazione o addirittura alla gestione commissariale degli ultimi diciotto mesi. I mali vengono da lontano ed hanno, nel corso degli anni, trovato terreno fertile in una comunità sempre indifferente al bene comune. Un’indifferenza che ha aperto le porte alla mancata programmazione da parte delle classi dirigenti. Classi dirigenti che non hanno mai favorito ricambi generazionali; non hanno mai avviato politiche di rinnovamento sia sul territorio sia per quanto concerne i loro stessi partiti ma che hanno, nel frattempo, favorito l’accentramento di tutti i poteri in mano a pochi “eletti”. Sarebbe quindi il caso la comunità, e mi riferisco alla gente comune, si svegliasse da questo lungo sonno e partecipasse attivamente alla res pubblica. Mentre il PDL locale mostra forti segnali di crisi, mentre il civismo stenta a decollare, dall’altre parte si continua ad assistere a teatrini scellerati messi in atto da una sinistra locale che continua a trovare spazio sulla stampa solo per le continue incomprensioni interne che lasciano ben poco sperare non solo ai propri elettori ma anche e soprattutto a quella parte di cattolici e moderati che avrebbero dovuto intravedere in questa “nuova” formazione lo sfogo naturale per poter dare il proprio contributo. Al silenzio assordante del PDL, l’altra parte risponde solo con accuse verso i propri “compagni” o con continui proclami di “nessuna forma di dialogo” con l’UDC locale. Che poi viene da chiedersi: “ Ma siete sicuri che l’UDC voglia allearsi con il PD?” In questo scenario, è chiaro che nasce l’esigenza impellente di una presa di posizione forte e chiara da parte di tutti gli uomini di buona volontà. Uomini che mettano da parte estremismi ed estremisti. Uomini consapevoli che Corigliano ha bisogno, in questa delicata fase, di un governo composto da persone sagge che mettano al servizio dell’entusiasmo giovanile la propria esperienza per creare quel giusto mix necessario alla formazione di un civico consesso che possa cominciare almeno ad affrontare i punti nevralgici di questa nuova fase. Ed invece, fino ad oggi, abbiamo assistito solo a vere e proprie dichiarazioni di guerra da parte di questa o quella parte politica. Segretari di partito che si sentono moralizzatori fino al punto che sembrano ormai diventati certificatori di patente politica. “Chi ha partecipato alla scorsa amministrazione Straface…, chi è dell’UDC non può…”.
“ Non è mai troppo tardi per uscire dalla “ comoda politica della clausura», che vuol dire «rinunciare alla presunzione che gli altri abbiano torto solo perché la pensano diversamente da noi». E’ il pensiero apparso in una nota stampa della settimana scorsa della Dott.ssa Salimbeni. Che il PD e tutte le altre forze politiche, cattolici compresi, ne facciano tesoro mettendosi al servizio della città.