Le condizioni gravissime in cui si trova la nostra città provata, prima ancora che da anni di non governo, da una perdita valoriale e di saccheggio sociale, umiliata dall’onta delle infiltrazioni mafiose, merita uno sforzo straordinario e collettivo perché si possa pensare ad una rinascita della nostra comunità.
Come se non bastasse le condizioni precarie del Paese, e della Calabria in particolare, generano sconforto circa la possibilità di una ripresa economica, sociale e culturale in tempi stretti.
Tra i cittadini, a torto o a ragione, è diffusa la convinzione che la politica sia una roba sporca e i politici, nessuno escluso, pensino solo ai fatti loro. Del resto, considerati gli scandali e l’uso improprio delle pratiche della politica, riesce difficile dissuaderli dal pensare diversamente.
Tuttavia, seppur in questo contesto disarmante, in tanti continuano a seminare speranza nei processi di cambiamento, a non farsi spaventare dalle difficoltà, ad impegnare energie e scelte di vita a servizio del ‘bene comune’.
Persino quelle che possono apparire rituali e vetuste pratiche della politica sono nella vita dei partiti, prima ancora che il tentativo di elaborare progetti comuni, l’incontro di uomini e donne con storie e provenienze diverse motivati dalla passione per la propria comunità, per la politica che è, e resta, la forma più alta di servizio per gli altri.
Ho avuto il privilegio in questi anni di militanza, in quello che oggi è il partito democratico, di incontrare donne e uomini da cui ho imparato, con cui ho discusso, condiviso percorsi politici con cui mi sono animatamente scontrata, se del caso, partendo dalla convinzione che comunque l’obiettivo era ‘comune’.
Alla mia parte politica, in particolare, mi rivolgo oggi con grande umiltà e senza preoccuparmi se ciò possa essere o meno ‘conveniente’. Mi rivolgo a quanti sono distanti, disamorati, perplessi, in disaccordo a qualsiasi titolo e per qualsiasi ragione, a quelli che esternano malumore e a quanti tacciono e chiedo loro: oggi, alla luce di quanto accaduto e accade in città, con la consapevolezza che gli interessi criminali sono solo sopiti e che anche sulle macerie di una comunità c’è chi è pronto a speculare, mi chiedo a chi giovino contrapposizioni e distinguo tra chi professa la stessa appartenenza, a chi dice di volersi spendere per lo stesso obiettivo? Abdichiamo ai tanti progetti condivisi, al modello di città solidale che immaginiamo, alla fatica svolta negli anni e soprattutto a mettere a servizio della città le esperienze e le competenze acquisite sul campo?
Non è mai troppo tardi per uscire dalla “ comoda politica della clausura», che vuol dire «rinunciare alla presunzione che gli altri abbiano torto solo perché la pensano diversamente da noi».
Non facciamoci spaventare dalla fatica di ricominciare: abbiamo davanti tanto da fare. Il mare è periglioso, non ce la faremo senza remare tutti dalla stessa parte.
Maria Salimbeni
PD Corigliano